La EMI (Eye Movement Integration) è un metodo neuro-terapeutico orientato alla rielaborazione e integrazione di ricordi ed esperienze traumatiche sviluppata da Connirae e Steve Andreas in Colorado nel 1989 e poi da Danie Bealieau nel 1993.

Attraverso specifici movimenti oculari agisce direttamente sul cervello limbico, attivando specifiche aree cerebrali deputate all’elaborazione ed integrazione delle informazioni legate alle memorie traumatiche.

Gli Andreas supponevano che se i pensieri possono influenzare la direzione dei movimenti oculari, forse i movimenti oculari deliberati possono influenzare il contenuto dei pensieri. Guidando la persona a guardare in direzioni diverse, quando è in contatto con una memoria traumatica, possiamo costringere il cervello ad accedere a nuove informazioni sensoriali (reti neurali) a cui il cliente non può accedere consapevolmente (Steve Andreas 1989).

L’esperienza traumatica influenza la mente in un modo diverso. Quando ci troviamo di fronte a situazioni minacciose o soverchianti, viene attivato un percorso alternativo di “emergenza”: dal talamo l’informazione viene inviata direttamente all’amigdala, che avvia così rapidamente comportamenti di sopravvivenza e risposte emotive una frazione di secondo prima che l’informazione possa raggiungere il lobo frontale e formare quindi una chiara percezione di ciò che sta accadendo. La natura ha progettato una “scorciatoia” per consentire di reagire rapidamente ad una minaccia improvvisa, basata su una lettura delle informazioni sensoriali da parte di amigdala, che invia a sua volta segnali verso il cervello e gli organi endocrini per avviare una risposta di “attacco o fuga”: il rilascio di adrenalina crea tensione muscolare, il battito cardiaco e la respirazione accelerano, e il corpo si prepara ad affrontare il pericolo imminente. Nel caso in cui queste risposte non siano possibili, sarà attivato il “freezing o congelamento”, caratterizzato da bradicardia e immobilizzazione.

I ruoli dell’ippocampo e dell’amigdala di solito funzionano “a braccetto”. Un’eccessiva stimolazione dell’amigdala causata dall’impatto con un’esperienza travolgente produce alterazioni nel funzionamento dell’ippocampo, che potrebbe non essere in grado di coordinare le informazioni sensoriali ed emotive ricevute durante l’esperienza traumatica in memorie integrate.

Il risultato è che i ricordi traumatici spesso vengono registrati come frammenti (per es. frammenti visivi, uditivi, olfattivi…), non integrati tra loro in una memoria coerente dell’evento.

Questi frammenti possono rimanere attivi o attivarsi in presenza di trigger (eventi o stimoli sensoriali) causando attacchi di panico, flashback, sintomi dissociativi, comportamenti di evitamento…

Un trauma ha un forte impatto emotivo e può provocare problemi psichici o somatici nella persona, che non riesce a rispondere in modo adeguato alla situazione, incidendo negativamente sulla vita emotiva, affettiva, relazionale, sociale e lavorativa della persona. In particolare si possono evidenziare:

  • Disturbo post-traumatico da stress (DPTS)
  • Disturbi d’ansia e dell’umore
  • Disturbi della memoria (amnesie, ricordi intrusivi degli eventi…)
  • Sintomi dissociativi (rivivere l’evento, sensazione di essere estranei a se stessi, sensazione di essere circondati da una nebbia, sensazione di non toccare terra camminando, sensazione di vedersi come dall’esterno…)
  • Difficoltà di concentrazione
  • Disturbi del sonno
  • Difficoltà nelle relazioni intime
  • Difficoltà relazionali con i figli
  • Difficoltà lavorative
  • Disturbi psicosomatici
  • Fobie
  • Attacchi di panico

La EMI, attraverso i movimenti oculari, facilita l’accesso ai frammenti di memorie traumatiche e aiuta ad integrarli nell’esperienza di vita in una nuova prospettiva, riducendo i sintomi da stress post-traumatico e favorendo il benessere della persona.

http://www.academieimpact.com/en/danie-beaulieu.php

Beaulieu Danie, Eye Movement Integration Therapy; the Comprehensive Clinical Guide, 2003