Ipocondria e malattie psicosomatiche presentano un tratto in comune: entrambe hanno fatto del corpo il proprio bersaglio. Tuttavia, anche se spesso collegate e compresenti, fanno riferimento a condizioni tra loro diverse.

Almeno una volta nella vita tutti noi ci siamo chiesti se un dolore o un disturbo che avvertiamo potrebbe essere il segno di qualcosa di preoccupante o di una malattia vera e propria. Per gli ipocondriaci queste domande non se ne vanno mai, assieme all’ansia ed al rimuginio che le accompagnano. Essi presentano un’ipervigilanza che li rende esperti nel ricercare e notare tutti i normali cambiamenti corporei, interpretandoli però in modo potenzialmente catastrofico: per esempio la normale stanchezza può essere sintomo di leucemia o un nodulo su un braccio un inequivocabile sintomo di cancro. Nell’era di internet il nemico numero uno dell’ipocondriaco è rappresentato dalla rete, Google in primis, che permette in pochi istanti di collegare ogni potenziale sintomo ad una possibile diagnosi attraverso la consultazione di milioni di siti, finendo per creare un ulteriore allarme, spesso con la scoperta di ulteriori disturbi che fino a quel momento non aveva ancora considerato. L’ipocondriaco, infatti, non è alla ricerca di informazioni, ma della conferma della gravità dei suoi sintomi e del pericolo di morte imminente. Egli prova ansia e paura che riversa sul proprio corpo, non essendo consapevole delle reali cause alla base di queste emozioni. Queste possono essere legate ad una particolare situazione che la persona sta vivendo o anche riguardare una memoria del passato che è stata “riattivata” da qualche stimolo nel presente.

Parliamo invece di malattia psicosomatica quando la persona presenta sintomi reali ma non diagnosticabili attraverso esami medici. Si parla spesso di “malati immaginari”, ma non è così. Chi presenta una malattia psicosomatica prova realmente dolore e vive “fisicamente” il disturbo con tutte le limitazioni che ne derivano. E’ frequente che la persona si sottoponga a vari esami medici che confermano tutti inevitabilmente l’assenza di qualsiasi malattia;  non essendo pertanto possibile alcuna spiegazione medica, è anche probabile che il medico non riservi alla persona le dovute attenzioni, creando così ulteriore ansia e frustrazione. I sintomi psicosomatici sono molto comuni e nella loro forma meno grave, in un qualche momento della vita, riguardano ognuno di noi. Non dobbiamo meravigliarci di questo: corpo e mente sono inscindibilmente collegati ed abbiamo prove di questo legame ogni giorno. Tutto ciò che facciamo normalmente, per esempio ridere, si realizza attraverso risposte fisiche ad uno stimolo emotivo: quando ridiamo il nostro diaframma si contrae, la respirazione cambia, i muscoli si tendono e a volte scendono anche le lacrime. Si tratta dello stesso meccanismo che è possibile rintracciare anche nella malattia psicosomatica, quale risposta fisica ad uno stimolo emotivo del quale non sempre siamo coscienti. Di fronte a certi tipi di stress e di stimoli emotivi, il cervello ha imparato a processare le informazioni “traducendole” direttamente nel corpo.

Ipocondria e malattia psicosomatica sono due delle molteplici condizioni che ci mostrano il forte e duplice legame tra mente e corpo. Lo stress, l’ansia e la paura hanno spesso come bersaglio il corpo fisico, che parla al posto nostro del malessere che stiamo vivendo. Un intervento psicologico in questi casi può essere molto utile, permettendo di ricreare quel collegamento tra componenti fisiche, emotive e cognitive che in queste condizioni si è interrotto, finendo per fare del corpo il proprio bersaglio.