L’ipocondria riguarda la paura di avere delle malattie, generalmente gravi o addirittura mortali. Chi soffre di ipocondria è di solito molto attento ad ogni piccolo cambiamento somatico e tiene il proprio fisico costantemente sotto controllo alla continua ricerca di eventuali sintomi collegati alla presenza della malattia temuta.

Per questo motivo spesso gli ipocondriaci si sottopongono a numerosi test diagnostici e visite mediche, che tuttavia non li rassicurano, anzi, ma li rendono ancora più sospettosi incrementando così la loro ricerca della malattia nella convizione che i medici contattati non siano stati in grado di scoprire la natura del loro problema. Nell’era digitale, questa ricerca e queste convizioni possono venir ancora di più esasperate dalla possibilità di poter ricorrere a Google in qualsiasi momento per poter trovare conferma o indicazioni su qualsiasi sintomo o malattia. Anche qui, piuttosto che trovare conforto, l’ipocondriaco finisce per leggere il suo sintomo in chiave quanto più negativa, trovando conferma del fatto che ha ragione di essere così spaventato perchè il sintomo da lui identificato può essere il segno di una malattia gravissima, per autosuggestionarsi, rilevando la presenza di ulteriori sintomi da tenere sotto controllo, per auto-diagnosticarsi condizioni mediche che possono rivelarsi inesistenti, inesatte e fuorvianti.

L’ipocondriaco interpreta in modo erroneo segnali fisici innocui, preoccupandosi delle normali funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la peristalsi o la sudorazione), delle alterazioni fisiche di lieve entità (per es. il raffreddore o un colpo di tosse), di sensazioni vaghe e ambigue (per es. cuore affaticato, vene dolenti). A volte l’attenzione può essere diretta verso un organio specifico (per es. il cuore, l’intestino…) o una singola malattia (per es. la paura di sviluppare un cancro), allarmandosi facilmente anche solo sentendo la notizia di qualcuno che si è ammalato o leggendo una notizia legata alla salute.

Varie possono essere le cause, che possono essere comprese alla luce della storia personale e del particolare momento di vita che la persona sta vivendo. Nel passato possono esserci malattie vissute in prima persona o da parte di un familiare, la presenza di altri disturbi d’ansia e somatizzazione, che rimandano ad un’eccessiva reattività fisiologica e attenzione alle manifestazioni corporee, rappresentazioni e tratti di personalità quali ad esempio la tendenza eccessiva al controllo. Può essere presente una condizione di alessitimia, relativa alla difficoltà nel riconoscere e tradurre in parola le emozioni che porta ad esprimere il malessere attraverso un linguaggio legato  al corpo, o uno spostamento di uno stato d’ansia legato ad una particolare situazione che, non trovando parole per essere espresso, viene “spostato” dal piano psicologico a quello fisico (spesso è presente un parallelismo tra la paura della malattia ed il significato che la stessa riveste per la persona e la presenza di una paura legata ad una situazione attuale che la persona sta vivendo).

La persona con ipocondria possiede in genere un’immagine di sé caratterizzata dalla convinzione di essere una persona fragile, vulnerabile, debole e con ridotte difese immunitarie. Tale credenza costituisce uno dei perni intorno al quale si costruisce il senso della propria identità e trae origine dal rapporto con le figure significative nella prima infanzia: spesso, infatti, la figura d’attaccamento rispecchia tale immagine di debolezza, perpetuata sia con messaggi espliciti che con atteggiamenti iperprotettivi. Secondo alcuni inoltre, il corpo rivestirebbe il ruolo di nostro punto di contatto con il mondo esterno, rappresenterebbe la nostra immagine allo specchio e spesso il modo in cui percepiamo interamente noi stessi. Quindi, in questo senso, la fragilità del corpo sarebbe direttamente collegata con la fragilità mentale dell’individuo.

In caso di ipocondria un intervento psicologico può essere molto utile, aiutando la persona a gestire la propria paura e a prendere consapevolezza delle cause che hanno scatenato il disturbo, trovando così strategie più efficaci per affrontarle il proprio malessere. Può essere indicato anche l’utilizzo di tecniche di rilassamento, Training Autogeno, Mindfulness per imparare a riconoscere i segnali del proprio corpo per quello che sono, evitando così una lettura allarmistica degli stessi, e a gestire gli stati di ansia.